HomeGreenEPPA-RAMBOLL: LE STOVIGLIE MONOUSO SONO PIU' GREEN DI QUELLE RIUTILIZZABILI

EPPA-RAMBOLL: LE STOVIGLIE MONOUSO SONO PIU’ GREEN DI QUELLE RIUTILIZZABILI

Impatto ambientale, uno studio pubblicato dalla European Paper Packaging Association (EPPA) rivela che gli imballaggi per alimenti e bevande a base di carta monouso utilizzati nei ristoranti europei con servizio rapido sono migliori per l’ambiente rispetto alle stoviglie riutilizzabili. Il Life Cycle Assessment (LCA) è stato condotto da Ramboll, la società di analisi e consulenza danese indipendente della Commissione Europea, e certificato dal TUV.

Lo studio ha utilizzato i dati attuali delle industrie della carta, degli imballaggi e della ristorazione per confrontare le prestazioni ambientali in un anno dei tipici contenitori per alimenti e bevande usa e getta e riutilizzabili utilizzati in un ristorante con servizio rapido per il consumo in negozio. Ipotizzando un utilizzo realistico nell’arco di un anno, il consumo di energia coinvolto nella fase di utilizzo della plastica riutilizzabile e delle stoviglie tradizionali, durante il lavaggio e l’asciugatura in negozio o da fornitori esterni, supera l’impatto ambientale di piatti di carta monouso. Il rapporto di base rivela che le stoviglie riutilizzabili hanno generato il 177% in più di emissioni di CO2 rispetto al sistema monouso basato su carta, consumato il 267% in più di acqua dolce, prodotto il 132% in più di particolato fine, aumentato l’esaurimento dei fossili del 238% e l’acidificazione terrestre del 72 %.

“I problemi principali con i riutilizzabili sono l’energia e l’acqua che consumano durante il lavaggio e l’asciugatura per garantire che siano igienici e sicuri per il riutilizzo da parte dei clienti, e questo è confermato anche quando vengono applicate le tecnologie di lavaggio più efficienti.  Ciò significa che il monouso è migliore per il clima e non aggrava i problemi di stress idrico, ormai un problema in crescita in molti paesi europei ” dice Antonio D’Amato, presidente Eppa.

Il 100% delle stoviglie in carta monouso esistenti prodotte dai membri dell’EPPA e utilizzate in Europa proviene da foreste gestite in modo sostenibile. La carta e il cartone sono il materiale di imballaggio più riciclato in Europa con un tasso di circa l’86% (Eurostat 2017).

L‘iniziativa di EPPA interviene nel dibattito sulle linee guida per la plastica monouso, emanazione della direttiva del 2019 approvata per ridurre le dieci principali tipologie di rifiuti in plastica che si trovano nei mari e sulle spiagge Ue. Le linee guida della Commissione, non vincolanti, sono attese a giorni. “Ma la Commissione sta cercando di trasformare la direttiva sul monouso in plastica in una direttiva sul monouso tout court”, spiega D’Amato. “Eppure, i dati dimostrano che il monouso in carta è meglio per il clima e per l’ambiente rispetto alle stoviglie riutilizzabili qualunque sia il materiale con il quale sono realizzate”, aggiunge.

“Ricordo – prosegue – che gli imballaggi per alimenti in carta con un sottile strato di polietilene, che ne garantisce la performance e la sicurezza alimentare, sono riciclabili nella raccolta della carta che è ad oggi il materiale più riciclato in Europa, nel 2017 era all’85,6% secondo Eurostat. È altrettanto importante sottolineare che il monouso svolge una funzione essenziale nella prevenzione di contagi e nella tutela della salute del consumatore. Come è stato anche evidenziato dall’Agenzia europea per l’Ambiente, il monouso ha svolto un ruolo insostituibile nel contenere la diffusione del Covid-19“. L’approccio Ue, è la critica di D’Amato, “rischia di portarci a produrre più rifiuti di plastica invece che ridurli”.

Tutto, conclude D’Amato “sta avvenendo nel quadro del più ampio dibattito in Europa tra chi crede nella decrescita felice e chi crede nell’economia sostenibile. Ma solo con l’economia circolare e sostenibile possiamo generare le risorse da reinvestire nel pianeta e creare economie in cui la manifattura e la ricerca e sviluppo vadano insieme“. “Come hanno dimostrato i boom economici dell’Italia negli anni ’50, del Giappone nei ’60, della Corea del Sud negli anni ’70 e della stessa Cina più di recente – conclude D’Amato – non può esserci innovazione, ricerca e sviluppo senza un’adeguata capacità manifatturiera e produttiva. Le due cose sono inscindibili ed è così che si coniuga la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale”.

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