HomeGreenSHRINKFLATION E DEFICIT MATERIE PRIME, LA RIPRESA ARRANCA

SHRINKFLATION E DEFICIT MATERIE PRIME, LA RIPRESA ARRANCA

Si chiama shrinkflation: gli analisti deiniscono inflazione mascherata la manovra attraverso la quale i generi di più largo e generale consumo come la carta per asciugare o gli alimenti stanno subendo dei tagli di quantità pur conservando un costo invariato. E’ il prezzo della pandemia, cui si accompagna ormai un generalizzato deficit di materie prime indispensabili per la ripresa dell’industria in tutto il mondo. Il successivo passo, dicono le previsioni, sarà un aumento dei prezzi di tutti i prodotti.
Su questo fenomeno, Italia e Europa arrancano e lo subiscono senza possibilità di grande intervento, mentre la Cina, con più attenzione e velocità, interviene sul mercato approvvigionandosi rapidamente di quanto disponibile nei vari Paesi di produzione. La penuria di materie prime è ampia: mancano il cobalto, il litio, il silicio, l’acciaio, l’alluminio, ma anche legno e plastica.

L’emergenza sanitaria internazionale causata dal coronavirus ha provocato un’impennata di domanda di materie prime, cu risponde un’offerta insufficiente, aggravata anche dalle valutazioni che su essa vengono date sotto il profilo della sostenibilità ambientale ed etica, in conseguenza del tipo di produzione che talvolta impegna in alcuni Paesi bambini ed adolescenti al limite delle condizioni di schiavismo ed abuso.

La penuria di cobalto è emblematica, e rischia di mettere un freno alla diffusione dell’e-mob. Più della metà della produzione mondiale si svolge in Congo, quasi totalmente sotto l’egida delle aziende cinesi, che detengono la quota più alta nel mercato mondiale delle auto elettriche. Solo nello scorso mese CATL, il più significativo produttore cinese di batterie, è entrato con una quota di circa 140 milioni di dollari in un progetto di rame e cobalto in Congo non ancora avviato. E il Congo è proprio uno dei Paesi nel mirino delle accuse al lavoro minorile nelle miniere. L’attenzione etica frena il mercato dei Paesi e delle aziende più sensibili: BMW, per esempio, intende acquisire cobalto solo da Australia e Marocco.

Il silicio ha raggiunto oggi un prezzo medio di 1900 euro a tonnellata, aumentato negli ultimi anni della metà. Anch’esso è determinante per le produzioni legate alla transizione ecologica, in particolare nel settore dei trasporti, per le batterie degli autoveicoli. La sua produzione è “sotto accusa” perché consuma, a dire delle Nazioni Unite, per ogni tonnellata circa 1,8 milioni di litri d’acqua e lo sviluppo del suo mercato conduce all’emissione tra 5 e 15 tonnellate di anidride carbonica per ogni tonnellata di litio prodotta e avviata a destinazione.

A questo deficit di materie prime concorrono, oltre che l’attuale richiesta elevata, le misure attuative del Revery, il Piano europeo di ripresa e resilienza, che sta producendo il trasferimento rapido di capitali sui mercati delle commodity, favoriti dai bassi tassi di interesse. Le analisi di questo fenomeno prevedono lo stabilizzarsi di un aumento del costo delle materie prime legate alla transizione digitale e a un riassestamento del costo delle altre.

I PIU' POPOLARI