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8 MILIARDI DI EURO PER INVESTIRE NELLA NATURA: LA NATURAL CAPITAL INVESTMENT ALLIANCE

“Solo quando l’ultimo albero è stato ripulito, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce catturato, noterai che non puoi mangiare soldi”, è una nota massima del movimento ambientalista. Gli investitori ora sembrano voler invertire questa tendenza rivolgendo la loro attenzione al “valore finanziario della natura” e come potrebbero integrarlo nelle loro strategie di investimento, scrive il Financial Times (“FT”). Si fa riferimento alla Natural Capital Investment Alliance di recente costituzione. Questa alleanza fondata da Hsbc Pollination Climate Asset Management, Lombard Odier (di cui è managing partner Hubert Keller) e Mirova, affiliata di Natixis Investment Managers, si è posta l’obiettivo di mobilitare 10 miliardi di dollari (circa 8 miliardi di euro) entro il 2022 per accelerare lo sviluppo del capitale naturale come tema di investimento.

Una nota della Alliance afferma: “Mentre il mondo è alle prese con la crisi del clima e della biodiversità, cresce l’interesse a investire nell’uso e nella conservazione del capitale naturale e, in questo modo, nella riduzione delle emissioni, nel ripristino della biodiversità e nella promozione crescita economica e contribuire alla creazione di posti di lavoro “.

Le “iniziative per il capitale naturale”, come le chiama “FT”, andrebbero da soluzioni semplici come investimenti in aziende che evitano la plastica a progetti più complessi come l’acquisto e la futura coltivazione agricola di terreni aridi. Ciò che però appare fomndamentale è che solo da un approccio della finanza a questi temi possa venire una svolta.

Il mercato è ancora gestibile, ma secondo il “FT” si prevede una domanda e una crescita in aumento nei prossimi anni. Non da ultimo, in considerazione del fatto che la crisi climatica rappresenta sempre più anche un rischio finanziario, come hanno già dimostrato innumerevoli studi.

Gli investimenti verdi, ovvero l’idea di risparmiare o addirittura guadagnare denaro non distruggendo la natura, sono finora “anatema” per gli attivisti per il clima. I fautori vedono innovazioni, come la partecipazione ad aziende che non distruggono le foreste, ma una buona opportunità di investimento per investitori attenti all’ambiente.

In questo contesto è citata anche Diane Coyle, docente all’Università di Cambridge e responsabile di un progetto di valutazione del valore del capitale naturale, che dichiara “Se non viene stabilito alcun valore monetario, sarà zero. E questa è decisamente la risposta sbagliata”.

Olaf Tschimpke, ex presidente dell’Unione tedesca per la conservazione della natura, aveva invece parlato di di “servizi gratuiti della natura”, sostenendo che fosse necessario che la Terra non fosse più un “deposito di materie prime liberamente disponibile per le società di questo mondo”.

Nello sviluppo di prodotti finanziari legati alla natura, tuttavia, c’è un ostacolo, la difficoltà di valutare accuratamente le risorse naturali dal punto di vista finanziario. Nell’ambito del Natural Capital Project (NCP) presso la Stanford University, un team interdisciplinare di ricercatori e ONG di tutto il mondo sta lavorando “per rendere la valutazione del capitale naturale più facile e più accessibile”, come afferma il progetto software sorgente (InVEST) per il calcolo sul proprio sito web.

I ricercatori sono convinti che gli ecosistemi possano essere visti come “beni capitali” che danno un contributo essenziale alla performance economica. Ma rispetto ad altre forme di capitale, il “capitale naturale vivente” è ancora poco apprezzato e, al contrario, viene addirittura distrutto. E ancora: “I vantaggi che la natura porta spesso vengono riconosciuti solo quando vengono persi”. Il progetto mira a cambiare questo paradigma.

Tuttavia, attaccare un cartellino del prezzo alla natura non è sufficiente per preservarla, ha detto il capo del progetto, Gretchen Daily, al “FT”, che vede anche la politica come necessaria per prendere misure appropriate e intensificare gli investimenti verdi. La critica degli oppositori dell’approccio del capitale naturale va in una direzione simile: gli attori statali dovrebbero assumersi la responsabilità (finanziaria), non dovrebbe esserci alcuna privatizzazione della natura e criteri basati sul mercato non dovrebbero decidere se la natura è degna di protezione.

(fonte: ORF.at)

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