Non solo giovanissimi. I nomadi digitali in Italia hanno un’età tra i 30 e i 60 anni, sono freelance ma anche liberi professionisti e innanzitutto imprenditori, oltre che lavoratori subordinati. Li ha fotografati il primo Rapporto dedicato a questo stile di vita e lavoro (su un campione di oltre 1.300 persone intervistati tra aprile e maggio 2021), a cura dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali, una no-profit che vuole promuovere il nomadismo digitale e la cultura del lavoro da remoto in Italia.
Per Alberto Mattei, presidente dell’associazione Italiana, questi mesi hanno insegnato a tutti il significato vero della qualità della vita nel lavoro da remoto. Un’opportunità che permette alle imprese anche di fruire di nuovi talenti ove essi si trovano.
Credere in tempo e mobilità come un nuova ricchezza per il proprio lavoro e per chi di quel lavoro gode è la sfida che può affermarsi anche oltre il lockdown e le incertezze causate dall’emergenza sanitaria tuttora in corso. Nuove tecnologie, innovazione e sostenibilità sono il fronte sul quale le imprese possono misurare un reale bisogno di crescita adeguato all’impatto ambientale.
NOMADI DIGITALI: SUL LORO TREND SI MISURA LA CRESCITA REALE DELLE IMPRESE
