HomeGreenTRANSIZIONE DIGITALE, PER DELOITTE SERVONO PIU' INVESTIMENTI IN RICERCA E SVILUPPO

TRANSIZIONE DIGITALE, PER DELOITTE SERVONO PIU’ INVESTIMENTI IN RICERCA E SVILUPPO

Sulla strategia del ministro Vittorio Colao per la transizione digitale interviene Deloitte. Per Andrea Poggi, Innovation Leader North & South Europe, è necessario intervenire sul fronte strategico delle infrastrutture, che alimenta il gravoso digital divide italiano.

“L’Italia è sempre più digitale – sostiene Poggi – ma servono più investimenti in R&S e nuovi modelli di innovazione per crescere in modo sostenibile. Non a caso, il nuovo ministro per il Digitale, Vittorio Colao, ha da poco annunciato l’obiettivo di garantire internet ultra veloce a tutte le famiglie e a tutte le imprese entro il 2026”.

“Il 69,2% dei cittadini italiani – afferma – usa regolarmente internet. Solo dieci anni fa, gli utenti abituali del mondo digitale erano appena il 43,9%. Ce lo ha confermato Istat nel rapporto Bes”. Crescita e cambiamenti nella digitalizzazione italiana erano stati già al centro dell’Innovation Summit in cui Deloitte indicava trend e novità del mondo dell’innovazione: “Dietro al dato medio della grande crescita della digitalizzazione si nasconde ancora un digital divide importante e multidimensionale: le donne sono meno propense al digitale degli uomini, gli anziani continuano ad avere meno familiarità con la tecnologia e il Sud rimane pesantemente penalizzato. Muoverci rapidamente è necessario, perché il digital divide sta già penalizzando molti cittadini e molte aziende, se è vero – come si legge nel rapporto Bes –  che nel 2020 un terzo delle famiglie italiane non dispone di computer e accesso a Internet da casa. Questa situazione rischia di creare un’emergenza educativa per i milioni di giovani in didattica a distanza. Bassi livelli di istruzione e dispersione scolastica sono fenomeni da controllare con attenzione, anche perché la capacità di innovare, essere creativi e di competere con gli altri Paesi su questi fronti è assolutamente correlata al livello generale di istruzione della popolazione e alla quantità di investimenti in istruzione e ricerca”, commenta Poggi.
 
“Gli ultimi dati del rapporto Bes sono incoraggianti, in questo senso – dice Poggi. E infatti l’Istat stima che nel triennio 2016-2018 l’indicatore che misura l’innovazione sia cresciuto di 7 punti percentuali, arrivando ad attestarsi al 55,7%, con guadagni significativi anche al Sud e per le piccole imprese. Mentre alcune imprese, però, sono riuscite ad innovare e a reggere l’urto della pandemia, molte si sono trovate impreparate: secondo l’Istat nel 2020 poco più di un’impresa italiana su dieci vende via web a consumatori finali (11,5%). Confidiamo, tuttavia, che la lezione del Covid-19 non sia stata vana: l’esperienza della pandemia ha dimostrato in maniera incontrovertibile che digitalizzarsi è diventato un imperativo e questa è una priorità ben chiara anche all’Europa. Infatti, secondo le linee guida della Commissione Europea sull’utilizzo del Next Generation EU, almeno il 20 per cento dei fondi dovrà essere dedicato alla transizione digitale. E aiutare le imprese a gestire la transizione verso modelli di business che coniughino innovazione antropocentrica e sostenibilità è proprio quello che facciamo come Deloitte”.  

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