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SALVARE IL PINNA NOBILIS: LA MISSION DI LIFE PINNA E DI TRITON NEL MEDITERRANEO

E’ urgente monitorare e tutelare il Pinna nobilis, il più grande mollusco bivalve del Mar Mediterraneo, oggi in pericolo critico di estinzione. Forse non la specie più carismatica del Mar Mediterraneo, e nemmeno una delle più note, ma sicuramente tra le più fragili e particolari. E tra le più utili, essendo una specie di piccolo ecosistema marino e indicatore dell’inquinamento dei fondali, da tempo minacciato dai collezionisti, dai raccoglitori di bisso e dai parassiti. Pochi giorni fa avvistata nel golfo di Taranto. Se ne occuperà il progetto LIFE20 NAT/IT/001122 PINNA “Conservation and re-stocking of the Pinna nobilis in the western Mediterranean and Adriatic sea” cui concorre Triton Research.

L’Unione Europea ha riconosciuto la necessità di attivarsi subito per la tutela della nacchera di mare, Pinna nobilis, il grande mollusco bivalve i cui habitat sono alcuni fondali sabbiosi e praterie sottomarine di posidonia, uno degli ecosistemi più complessi e preziosi del Mar Mediterraneo. A farsi carico di questa missione in Italia, è il progetto LIFE PINNA con l’obiettivo di ridurre i fattori di rischio che minacciano la sua conservazione e avviare un innovativo programma di ripopolamento in tutto il Mediterraneo.

Il progetto – LIFE20 NAT/IT/001122 PINNA “Conservation and re-stocking of the Pinna nobilis in the western Mediterranean and Adriatic sea” – ha preso ufficialmente avvio lo scorso ottobre, supportato  dallo strumento finanziario per l’ambiente dell’Unione Europea LIFE, che vede uniti nella salvaguardia di questa specie enti come ARPAL (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Liguria, capofila del progetto), il Parco nazionale dell’Asinara, il NIB – Istituto Nazionale di Biologia Sloveno, la Società Cooperativa Shoreline, l’Università degli Studi di Genova e l’Università degli Studi di Sassari e la società Triton Research, responsabile delle attività di divulgazione e sensibilizzazione. Quattro le regioni italiane interessate dallo sviluppo di questo progetto quadriennale, che si concluderà nel 2025: Liguria, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia e Toscana, oltre alla regione di Obalno-kraska, in Slovenia.

“La grande attenzione riservata ad un mollusco si spiega con il fatto che Pinna nobilis è il più grande bivalve del Mediterraneo ed è una specie endemica, esclusiva di questo mare, che ha conosciuto negli ultimi anni un vero tracollo- spiega Valeria Pulieri, Project manager in Triton-. Simile ad una grande cozza, presenta una conchiglia che arriva a un metro di lunghezza e può vivere fino a 45 anni. In passato questa specie ha attirato l’attenzione dei collezionisti di conchiglie e dei raccoglitori di bisso, un insieme di filamenti prodotti dagli individui adulti di Pinna, utilizzato dall’animale per aderire al substrato e dall’uomo per produrre una pregiatissima fibra tessile. Ma oggi il principale responsabile del suo decremento è un’infezione generata da un protozoo parassita del genere Haplosporidium, forse associato ad altre specie di batteri, che provoca al mollusco gravi lesioni al tratto digestivo”.

A partire dal 2016, questa infezione ha determinato un crollo importante di moltissime popolazioni del mollusco in tutto il Mediterraneo centro-occidentale, con mortalità che raggiungono in alcuni casi il 100% degli individui: un quadro negativo, considerando anche l’impatto sfavorevole degli ancoraggi, delle reti a strascico e il progressivo riscaldamento delle acque del Mediterraneo indotto dai cambiamenti climatici, che favorisce la proliferazione dei patogeni.  

Il declino di questa specie è stato talmente profondo da spingere l’IUCN (Unione Internazionale della Conservazione della Natura) a riclassificare Pinna nobilis come Critically Endangered (in pericolo critico), il livello massimo di minaccia prima dell’estinzione.

“Impegnarsi per la conservazione della nacchera è importante non solo perché la specie è esclusiva del Mediterraneo e così caratteristica, ma anche per il ruolo che questa gioca negli ecosistemi costieri” continua Valeria. “Si tratta infatti di una delle specie simbolo della prateria di posidonia, anch’essa in rarefazione: la presenza di Pinna riduce l’erosione dei fondali e migliora la qualità delle acque circostanti, grazie alla continua opera di filtrazione. Ogni nacchera è, inoltre, un piccolo ecosistema a sé stante, perché la grande conchiglia diventa una “impalcatura” che consente a molti altri organismi filtratori, come spugne, crostacei e vermi marini, di avere una posizione ideale per alimentarsi. C’è addirittura un gamberetto, Pontonia pinnophylax, che compie tutto il ciclo vitale all’interno di questa specie e per il quale la sopravvivenza della Pinna del Mediterraneo è una questione vitale”.

Il progetto quadriennale LIFE Pinna non punta solo a proteggere e monitorare le popolazioni sopravvissute, ma a recuperare la specie nei suoi habitat di riferimento. Più in dettaglio, i molluschi dell’Alto Adriatico, dove alcune popolazioni di Pinna sono sopravvissute, saranno oggetto di una accurata indagine, anche genetica, per capire i motivi della loro resistenza ai patogeni. In una seconda fase le larve dei bivalvi resistenti verranno prelevate e cresciute in cattività, con lo scopo di favorire il ripopolamento dei siti più idonei. Uno degli obiettivi è proprio riuscire a riprodurre il mollusco in cattività, utilizzando procedure pionieristiche, sperimentate per altre specie di molluschi ma mai prima d’ora con Pinna nobilis. Il successo di tali attività non avrà un interesse esclusivamente locale, perché il progetto è pensato per essere replicato in altri contesti, grazie alla messa a punto di buone pratiche per tutte le fasi, dal monitoraggio all’allevamento in cattività, fino alla reintroduzione in natura. A supporto delle attività di ricerca sono stati messi a punto progetti divulgativi, che comprendono anche un documentario naturalistico e iniziative di “citizen science”, volte a coinvolgere i subacquei nel monitoraggio della specie.

L’obiettivo, ambizioso, è bloccare il declino di Pinna nobilis, aprendo la via ad una inversione di tendenza in tutto il Mediterraneo nei prossimi cinque anni.

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