Ambiente, disoccupazione e salute sono i tre grandi temi che preoccupano i Millennial e la GenZ in Italia. E aumenta la loro sfiducia nella capacità delle imprese di affrontare le sfide ambientali. E’ quanto emerge dalla Millennial Survey 2021 di Deloitte, lo studio sul “sentiment” di Millennial (nati tra il 1983 e il 1994) e Gen Z (nati tra il 1995 e il 2003) in Italia e nel mondo. Quest’anno frutto del sondaggio su oltre 23.000 intervistati in tutto il mondo (800 in Italia). Il ceo di Deloitte Italia, Fabio Pompei rileva il monito che emerge dall’esito: “le imprese devono fare i conti con questa sfiducia nella loro capacità di fare la differenza su temi di così grande rilievo”.
Ambiente Dopo il grande choc pandemico, i giovani sono sempre più attenti al rispetto dell’ambiente e alla questione del cambiamento climatico: è un trend che si afferma a livello globale soprattutto tra i giovanissimi della GenZ. Per loro, infatti, la preoccupazione per l’ambiente è la priorità numero uno sia a livello globale, sia a livello nazionale. Il 31% dei GenZ in Italia, e il 40% circa a livello globale, crede che più persone si impegneranno ad agire sulle questioni ambientali dopo la pandemia. Ma il 60% degli intervistati a livello globale teme che l’impegno delle imprese per aiutare a combattere il cambiamento climatico sarà messo in secondo piano dalle sfide economiche generate dalla pandemia. Interessante notare anche lo scarto generazionale tra GenZ e Millennial: ormai non più giovanissimi, i Millennial manifestano preoccupazione per la questione ambientale, ma in misura minore. Ciò che davvero li fa stare in pensiero è il lavoro e le prospettive finanziarie ad esso correlate.
Lavoro e situazione economica I ragazzi e le ragazze italiane, infatti, sono più preoccupati dei loro coetanei di altri Paesi per il lavoro: il 39% dei Millennial italiani teme la disoccupazione. Un dato significativamente più alto di quello globale, che si ferma al 27%. Anche per la GenZ, che comincia ad affacciarsi al mercato del lavoro, la disoccupazione è un tema rilevante: costituisce una preoccupazione per il 35% degli italiani contro una media del 25% rilevata per il campione globale. I giovani italiani sono più pessimisti dell’anno scorso sulle prospettive economiche e sociali del Paese: per la prima volta è stato rilevato che più del 50% dei Millennial e della GenZ italiani afferma che l’economia nazionale peggiorerà nel corso dell’anno. Ancora più allarmanti le previsioni sulla situazione socio-politica, che peggiorerà secondo il 62% dei Millennial italiani (vs il 41% del campione globale) e il 60% della GenZ italiana (contro il 40% della GenZ globale). Un tale pessimismo è probabilmente dovuto anche al periodo di rilevazione della survey: i giovani intervistati hanno risposto a queste domande nel pieno della pandemia, ovvero in un momento in cui le speranze di una rapida uscita dalla crisi si erano affievolite con la recrudescenza dell’emergenza sanitaria.
Visione sul mondo del business A livello globale, le opinioni sull’impatto sociale delle imprese sono peggiorate ed è diminuita anche la job loyalty, ovvero il sentimento di appartenenza che spinge i giovani a rimanere fedeli al proprio datore di lavoro. In costante declino negli ultimi cinque anni la fiducia dei giovani nei confronti del mondo delle imprese: meno della metà dei Millennial (47%) e della GenZ (48%) pensa che le imprese abbiano oggi un impatto sociale positivo. È la prima volta che questi livelli sono scesi al di sotto del 50% dall’inizio di questo sondaggio nel 2012. Per quanto riguarda l’Italia, mentre il 34% dei Millennial crede che il business abbia un impatto positivo sulla società, la percentuale di GenZ che afferma lo stesso è scesa dal 41% dell’anno scorso al 34% di quest’anno. Tuttavia, rispetto allo scorso anno, meno Millennial e Gen Z in Italia ritengono che le aziende non perseguano altri obiettivi oltre al profitto.
Attivismo post-pandemico e azioni per migliorare il mondo I ragazzi e le ragazze italiani sono più scettici della media globale quando si tratta di scommettere sull’attivismo ambientale post-pandemico: solo il 23% dei Millennial in Italia (contro il 37% della media globale) e il 31% della GenZ (contro il 40% della media globale) ritiene che l’impegno delle persone in materia di questioni ambientali e climatiche aumenterà dopo la pandemia. Allo stesso tempo, però, la GenZ italiana, e in misura minore i Millennial, si dichiara più impegnata dei coetanei di altri Paesi nel tentativo di educare e cambiare le opinioni di chi li circonda. Questo potrebbe significare che i giovani ripongono una fiducia limitata nei confronti delle generazioni “senior” e, a conferma di ciò, il 46% dei Millennial e il 53% della GenZ in Italia pensa che stiano “ostacolando il progresso”, un dato significativo che conferma il gap culturale che si sta creando su temi di grande rilevanza sociale.
Responsabilità sociale e salute Il senso di responsabilità dei giovani si è manifestato anche durante la pandemia: gli italiani, infatti, sono stati più disciplinati della media nel rispettare le linee guida di salute pubblica dettate dal Governo (80% dei Millennial italiani vs 74% media globale e 79% GenZ italiani vs 69% media globale). La salute, in questo anno segnato dalla pandemia, è infatti risultato al terzo posto tra le preoccupazioni per i Millennial italiani.
“Ogni anno ciò che emerge dalla Millennial Survey – dice Pompei – ci serve per sintonizzarci con la parte più giovane del Paese e per capire in che direzione andrà il mondo: non stupisce, dunque, che i giovani si concentrino sempre più sulle questioni ambientali e di responsabilità sociale. Ora con il Pnrr abbiamo davvero l’opportunità di conciliare il bisogno di ritorno alla crescita con la possibilità di rendere più sostenibile la nostra economia”.